Disobbedienza Civile Thoreau

disobbedienza civile ThoreauDisobbedienza Civile Thoreau

La Disobbedienza Civile è un volumetto in quanto a numero di pagine (92), non certamente in quanto a contenuti. Pensate solo una cosa: con questo scrittoThoreau ha fortemente inciso sulle scelte di gente come il Mahatma Ghandi, Malcom X, e influito positivamente sul già forte pacifismo di Tolstoj. Mica gentucola da 4 soldi.  Ne avevo avuto una infarinatura ai tempi della scuola ma, come capita spesso, pur ripromettendomi di leggerlo, non lo avevo mai fatto. Il sottotitolo, “Una vita senza princìpi” non è riferito a princìpi morali, ma a quelli imposti dalla società, dai governi, spesso in contrasto con la reale volontà di chi deve seguirli.

In esso si rivolge, in sostanza, al Governo americano che ha deciso di muovere guerra contro il Messico. Il motivo del contendere era relativo alla fondazione della Repubblica del Texas, che era su territorio messicano, proponendosi anzi di riappropriarsene (guerra dal 1846 al 1848). Tra i coloni fondatori di questa repubblica, quelli più in vista, in grado di influenzare (potere del denaro, altro argomento  discusso nel libro) mandarono a dire all’allora presidente degli Stati Uniti John Tyler che avrebbero voluto annettersi come 28esimo Stato USA, cosa che avvenne. Il Messico protestò, come si può immaginare, e per tutta risposta fu invaso maggiori informazioni sono reperibili in rete, e consiglio a chi vorrà leggere il volume di informarsi preventivamente, in modo da capire ciò che sta leggendo (se ovviamente non conosce o non ricorda questo evento).

Profondamente convinto dell’inutilità della guerra, civilmente difensore degli oppressi, nel libro Thoreau mette in discussione non il governo in quanto tale, ma le decisioni da esso prese, sostenendo che la maggioranza non ha sempre ragione, e che la minoranza che si oppone debba avere comunque una sua voce, e che debba necessariamente essere ascoltata.  Lo scritto, prendendo spunto dall’invasione americana ai danni del Messico, è però “universale” in quanto a contenuti. Contenuti sempre validi, perché estremamente attuali. Leggendolo, la sorpresa di scoprire che nonostante le battaglie civili avvenute dal 1800 ad oggi poco si sia fatto per concretizzare la reale democrazia, e che invece siamo tutti soggetti alle decisioni dei pochi, quei pochi che addirittura ci fanno credere che siamo noi a sceglierli e che governano, quindi, per il mandato che gli abbiamo conferito è .. eh, si, stiamo pensando tutti la stessa cosa.

Thoreau si illude, in un certo senso, sulla possibilità dell’uomo di vivere senza “legge” perché in grado di determinare cosa è giusto e cosa non lo è. Ma quando l’uomo, sia esso minoranza o maggioranza, comprende che il “governo”, o comunque chi decide, sta sbagliando, ha il diritto di “disobbedire”? Secondo lui addirittura deve, per non  tradire sé stesso e la sua dignità. Disobbedire, ma civilmente, senza violenza. Non è quindi un anarchico, ma un idealista che vorrebbe sì, un governo, ma giusto e equo, in reale rappresentanza dell’uomo. Governo da mandare a casa se mal si comporta.

Caro Thoreau, se ne avessi la possibilità mi piacerebbe parlarne con te, del tuo scritto.

Dici: “Non me la prendo con lontani avversari ma con coloro che, vicino a noi,  cooperano con loro  e ne fanno  gli interessi; senza questa collaborazione i primi sarebbero inoffensivi”.  Hai perfettamente ragione. E ti dirò di più: spesso questi collaboratori si fanno pedissequamente zelanti, e fanno e vanno oltre le richieste a loro fatte, prendendo iniziative deleterie che non fanno altro che aumentare l’astio verso “l’avversario lontano”. Ma addirittura, possono provocare un’altra reazione: l’oppresso scavalca il collaboratore e si rivolge direttamente all’avversario, diminuendo le distanze e, forse, sperando di ottenere giustizia. E’ già accaduto, può accadere ancora. E infatti, affermi “E’ più facile trattare con il reale proprietario di una cosa piuttosto che con il temporaneo custode di essa”.

Leggerlo significa fare un viaggio verso l’autoaffermazione dei propri diritti, riconoscendoli come propri dell’umanità.  E potrebbe accadere di non essere d’accordo con quanto Henry David Thoreau afferma. Sì, ci sono i soliti lecchini che pur di compiacere “il custode temporaneo della cosa”, per puro tornaconto personale se ne fregano della propria dignità.

Sono cospiratrice, sostanzialmente. Ma lo faccio apertamente. Avviso il custode, sempre. Non colpisco alle spalle, come invece il lecchino fa, pronto a cambiare bandiera quando conviene.

Per le note biografiche della complessa vita dell’autore vi rimando a siti dedicati, altrimenti la recensione diventa lunga e noiosa. Merita anch’essa approfondimento ma.. sto disobbedendo, e me ne faccio vanto.

 

Pubblicato da vivereebenessere

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