L’esodo Arrigo Petacco

L'esodo Arrigo Petacco

Terminata la lettura di questo libro mi è rimasto nell’anima un senso di vuoto e di pesantezza indescrivibili. La consapevolezza che la gente “normale” (NOI) è solo merce di scambio e carne da macello è ancora più evidente.

Lo storico Arrigo Petacco affronta con il suo stile crudo, senza inutili sentimentalismi, quello che per molti anni è stato semplicemente nascosto dall’establishment dei partiti e dei governi che via via si sono succeduti. Parlare del dramma delle foibe era ed è purtroppo ancora considerata cosa da “fascisti” (basti pensare alle contestazioni verso Simone Cristicchi “reo” di aver messo in piedi uno spettacolo sul dramma che ha colpito i NOSTRI connazionali), e addirittura si è arrivati a negare la tragedia che ha colpito i nostri connazionali dell’Istria e Dalmazia. Tutto ciò con la complicità di Francia e Inghilterra.

Colpevoli di essere italiani

Il ritrovamento dei cadaveri nelle foibe ha portato alla luce una verità scioccante: i nostri connazionali, colpevoli di essere italiani, hanno subito una vera e propria epurazione descritta e documentata in modo inequivocabile. Nel libro troviamo anche delle immagini (fotografie e documenti dell’epoca) alle quali non si possono girare le spalle e dire: “Non è vero”.

Scrivere questa recensione si è rivelato per me molto difficile: non volevo rischiare di trattare il tema con pressapochismo o, peggio, superficialità; ma le parole stentano a venire, tanta è l’indignazione che mi pervade.

Ritengo davvero che ognuno debba leggere questo volume, perché aiuta a capire come il “potere” riesce a usare le nostre vite a proprio vantaggio fregandosene altamente del fatto che si parla di esseri umani. Utilizzerò un esempio figurato, per dirvi come la penso. Il popolo bue: siamo tutti su un prato, a ognuno dei buoi è stato assegnato il proprio pezzo di terreno, con l’erba da brucare. Ogni tanto, dall’alto cala una mano enorme, meccanica, che preleva uno di noi. Il vicino vede il bue “prescelto” sollevarsi in aria, consapevole di quale sarà la sua fine. Pensa: “Oggi è toccato a lui, meglio così”. Abbassa la testa e continua a brucare l’erba a lui assegnata. E’ così, che ci vedono.

Nel libro troviamo numerose testimonianze di persone che hanno subito quella che è, a tutti gli effetti, una deportazione. Hanno dovuto abbandonare le case, la loro vita. L’esodo verso l’Italia è stato, oltretutto, ostacolato dal governo dell’epoca, perché avrebbe potuto arrecare danno d’immagine (Togliatti non poteva dire, non voleva, non gli interessava, che il suo amico Tito stava epurando i suoi stessi connazionali). De Gasperi non ritenne opportuno un intervento atto perlomeno ad aiutare il rientro in Italia… tutti d’accordo, come sempre, contro la gente normale.

 DEDICATO A NORMA COSSETTO

Dopo lunga riflessione, inserisco qui una cosa che avevo tagliato, perchè non volevo apparire patetica. La ritengo peraltro giusta proprio oggi, 8 Marzo, mentre qualcuno festeggia una ricorrenza drammatica.  Mi riferisco a un episodio drammatico citato nel libro, ossia la sorte terribile cui è andata incontro Norma Cossetto, istriana, di 23 anni. La bestialità di cui è stata vittima è incommentabile. Durante la lettura mi uscivano lacrime di rabbia.

Il 26 settembre 1943, mentre  in bicicletta si recava a fare delle ricerche nei municipi dei paesi circostanti (stava preparando la tesi dedicata alla storia dell’Istria) fu prelevata da una “volante rossa” composta da italiani e croati, e rinchiusa nell’ex caserma dei carabinieri di Visignano.

I carcerieri cercarono in ogni modo di convincerla ad aderire al loro movimento, ma lei rifiutò. Subì per giorni e giorni torture, violenze sessuali e ogni genere di infamia. Una testimone oculare racconterà, in seguito, che sentendo i lamenti provenire da una delle finestre con grate che affacciavano sulla strada si avvicinò e guardò dentro: vide la ragazza legata a un tavolo che invocava i genitori, chiedeva aiuto e anche acqua…e pietà.

Dopo i giorni di sofferenza fu condotta in un altro paese, Santa Domenica, dove il “tribunale del popolo” la condannò a morte insieme ad altri italiani. La loro tomba sarebbe stata la foiba di Villa Surani. I condannati furono legati insieme e condotti alla foiba. Norma ormai non si reggeva in piedi, ma ancora una volta gli aguzzini approfittarono di lei. Dopo, le tagliarono i seni e le conficcarono un legno nei genitali ed, infine, la precipitarono, con gli altri, nel profondo della foiba.
Norma, io non ti dimentico.

Francesco De Gregori, Guido Pasolini (fratello di Pierpaolo….)

Ho scoperto che anche lo zio di Francesco de Gregori, omonimo, e noto come il comandante “Bolla”, a capo della divisione Osoppo e capitano degli Alpini, fu vittima eroica, insieme alla sua divisione, di una serie di rastrellamenti che la decimarono. Il motivo: aveva rifiutato di indossare il fazzoletto rosso dei partigiani titini, volendo invece conservare la sua italianità, continuando a combattere contro i fascisti e i tedeschi.

Il dramma successivo, narrato da Petacco, è il seguente. Un partigiano italiano, noto come “Giacca”, raggiunge il comandante Bolla con uno stratagemma. Dice alle sentinelle che lui e suoi uomini erano sfuggiti a un agguato, e che volevano unirsi alla Osoppo. Il capitano De Gregori viene avvertito, e manda un suo uomo a vedere cosa era accaduto. Costui (Valente) non farà ritorno, catturato da questo “Giacca” (il nome e il cognome vengono specificati: Mario Toffanin, di Padova). Non vedendo tornare Valente, De Gregori decide di recarsi personalmente alle postazioni delle sentinelle. Anche lui viene catturato, disarmato, e sottoposto a fucilazione. Solo perché si rifiutò di diventare “comunista”. Mistero su chi diede l’ordine di uccidere.

I cadaveri verranno ritrovati sfigurati dalle percosse e dalle pugnalate. Subito dopo,”Giacca” darà l’ordine di stanare gli altri partigiani “bianchi”. Se ne salverà solo uno, Aldo Bricco. Tra i morti (22) c’è anche il fratello di Pier Paolo Pasolini, Guido, di 20 anni.

Consiglio la lettura di questo libro. Parla della nostra storia, del dramma di nostri connazionali, e di come sono stati dimenticati. Sarà dura, preparatevi… lascerà molto, molto amaro in bocca.

Anno di pubblicazione: 2000
Editore: Mondadori

Arrigo Petacco

Arrigo Petacco, nato in provincia di La Spezia. Giornalista, ha collaborato con “Panorama”, il “Corriere della Sera”, “Il resto del Carlino”. E’ stato direttore de “La Storia Illustrata” e de “La Nazione”.

Affronta i grandi misteri della storia, spesso ribaltando le verità che ci vengono propinate, sempre con ricca e incontestabile documentazione a sostegno.

Ha scritto, fra i tanti, anche:

L’armata scomparsa
La nostra guerra. 1940 – 1945
Pavolini, l’ultima raffica di Salò (nuova edizione: Il Superfascista)
L’anarchico che venne dall’America

Pubblicato da vivereebenessere

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2 Risposte a “L’esodo Arrigo Petacco”

  1. Ho conosciuto questo dramma solo da adulta, dopo aver terminato le scuole… perché allora non se ne parlava, non esiteva (come dici tu, forse il prof la negava). Io alle mie figlie ne ho parlato, l’ho raccontata, perché è giusto che sappiano. Purtroppo a scuola non ne hanno parlato e la faccia che mi han fatto è stata del tipo “Ma che ti inventi?”.
    Tu invece sai raccontare in maniera impeccabile, forse non ti avrebbero riservato l’espressione che io mi sono meritata…

    1. è un dramma che riguarda italiani dimenticati, italiani come noi, falsamente giudicati come fascisti solo perché a un certo punto è stato deciso che vivevano nella parte “sbagliata”….

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