Benzine, il nuovo romanzo di Gino Pitaro, parla di amore, di quello illusorio e di quello reale, di amicizia, quella falsa e quella vera, di tradimento e di perdono, di tolleranza, di inadeguatezza ai ruoli che vengono imposti e non scelti. E di scelte.
Ambientato nella periferia romana amata da Pasolini, Benzine offre uno spaccato di vita interessante sulla ambivalente vita di un ricercatore universitario diviso fra lotte studentesche e un lavoro in netta antitesi con le lotte stesse.
Luigi, il protagonista, capisce che non ha volontà e nemmeno, in fondo, la grinta e la sfacciataggine per assumere il ruolo del “movimentatore e motivatore” della folla, preferendo un ruolo che man mano si farà più evanescente, permeato com’è da un certo pragmatismo consapevole: sa che queste battaglie, pur se giuste nelle loro premesse, a nulla servono. Il tutto scandito dall’andirivieni in treno del nostro protagonista, da e verso casa. Viaggi che sono spunto e momento per riflettere sulla propria vita ma anche per annotare piccoli fatti di vita altrui di una variegata e spesso variopinta umanità, quella tanto cara a Pasolini. Senza mai cadere in facile e scontato razzismo, tutt’altro.
La narrazione è in prima persona. Il protagonista, Luigi, 35 anni e un dottorato di ricerca, fa del pendolarismo il suo spunto di riflessione sulla varia umanità che lo circonda.
Con Benzine Gino Pitaro è ironico, a volte pungente, spesso bonario nel descrivere le mancanze altrui. Il libro è anche un giallo capace di tenerci col fiato sospeso.
Benzine di Gino Pitaro ci riserva parecchie sorprese, tutte da scoprire.
Persino la scena finale è un quadro di positività che fa ben sperare nella volontà dell’uomo “normale”. Giuseppe, un uomo sfigurato che Luigi incontra spesso in treno… “Benzine”, carburanti che muovono interessi. Ma, soprattutto una metafora: il carburante che muove la vita, gli eventi, piccoli e grandi, e l’uomo, nell’anima.
In copertina un murales apparso in varie zone di Roma, città protagonista del romanzo Benzine.
Ho chiesto a Gino Pitaro di raccontarci i motivi per i quali è stata scelta questa immagine:
“La mia idea per la copertina di Benzine era un’altra, ma l’editore ha pensato che l’immagine fosse esplicativa del romanzo e io ho accolto la sua idea. Pasolini, la morte, la resurrezione, la trasformazione come allegoria di questa nostra Roma, sospesa tra passato e futuro, atavici e nuovi mali, tesori storici e scommesse del futuro, lassismo e giustificate speranze. L’ombra di Pasolini come la profezia del poeta. Roma come eterna fenice.”.
Benzine è edito da Ensemble, casa editrice che ha già pubblicato un altro bellissimo libro di Gino Pitaro: Babelfish. La recensione è disponibile qui.
Piccole note biografiche
Gino Pitaro, classe 1970, nasce a Vibo Valentia. Redattore, articolista, scrittore, vincitore di molti premi della critica. La sua pagina Facebook, seguitela per essere aggiornati sulle novità che lo riguardano