Parco Villa Gregoriana Tivoli
Anche la televisione ed in questo caso in particolare quella di Stato, può essere utile. Infatti, prendendo spunto dalla visione della replica di una trasmissione sull’utilizzo dell’acqua quale elemento di ornamento nell’architettura romana e rinascimentale, ci siamo recati a visitare il Parco Villa Gregoriana di Tivoli.
Dal punto di vista paesaggistico, alla luce delle testimonianze scritte e dipinte che si sono sovrapposte nel corso dei secoli, l’effetto determinato dal salto che il fiume compiva gettandosi con una maestosa cascata naturale nella sottostante vallata – subito dopo aver attraversato l’abitato – era assolutamente unico; tant’è che la visita a tale meraviglia era una tappa obbligatoria del famoso “grand tour” che i rampolli dell’aristocrazia e le “elites” intellettuali effettuavano in Italia nei secoli passati.
Ovviamente, anche gli Antichi Romani rimasero soggiogati dalla spettacolarità del luogo e, quindi, decisero di edificare in prossimità della suddetta cascata due templi databili attorno al I secolo a.C., uno rettangolare, detto della Sibilla e l’altro rotondo, detto di Vesta il cui scopo votivo era quello di placare la furia delle acque sottostanti.
L’intervento di Gregorio XVI
L’idea della Villa nasce, tuttavia, da una esigenza prettamente pratica, cioè quella di salvare la città di Tivoli dalle ricorrenti e spesso devastanti alluvioni arrecate dal fiume Aniene che, prima dell’edificazione della Villa in questione, scorreva praticamente al centro del nucleo urbano di Tivoli, con conseguenze spesso rovinose.I segni dell’acqua sono ben visibili sulle rocce che delimitano il percorso.
Secondo quanto riferito dalle cronache dell’epoca, l’ultima inondazione, che si verificò nella prima metà del XIX secolo e che fu quella che indusse le autorità dell’epoca a prendere seri provvedimenti, rischiò praticamente di distruggere la città di Tivoli.
A questo punto intervenne Papa Gregorio XVI (da qui il nome del parco, Villa Gregoriana) che indisse un bando internazionale, rivolto ai migliori ingegneri ed architetti dell’epoca, finalizzato a presentare il progetto di un’opera che potesse eliminare definitivamente il flagello delle inondazioni.
La gara in questione fu vinta dall’ingegnere italiano Clemente Folchi che ideò la deviazione del corso del fiume Aniene, attraverso la costruzione di due canali paralleli realizzati all’interno delle viscere del vicino monte Cantillo.
Il progetto venne realizzato con successo e la cittadinanza di Tivoli fu definitivamente liberata dall’angoscia causata dalle ricorrenti inondazioni. L’inaugurazione avvenne il 7 Ottobre 1835.
Tuttavia, l’opera così realizzata sottrasse l’elemento vitale della famosa cascata che, ovviamente, non era più alimentata dall’acqua del fiume Aniene il cui corso era stato deviato nella suddetta canalizzazione.
Papa Gregorio XVI, si rese immediatamente conto della necessità di ripristinare lo spettacolo della cascata celebrato nei secoli. Chiese all’ingegner Folchi di deviare solo l’80% delle acque in modo da salvaguardare, almeno in parte, anche l’aspetto scenografico del sito.
Realizzata tale modifica del progetto originale, si decise anche di agevolare l’accesso dei visitatori alla vallata sottostante, la cosiddetta Valle dell’Inferno, per ammirare l’opera della Natura che, grazie allo scorrere impetuoso dell’Aniene, ha scavato grotte, facendo sprofondare il fiume in due fosse dalle quali riemerge impetuoso: la grotta di Nettuno, la grotta delle Sirene, e le tante piccole cascate che sgorgano dalle altrettante cavità della roccia.
Là dove i visitatori del Grand Tour si calavano con corde per arrivare in fondo alla valle, mettendo spesso a rischio la vita (Lord Byron definisce la valle dell’Inferno “sublime e orrido si incontrano”), ora vengono realizzati vialetti e camminamenti.
Alla dominazione napoleonica si deve la realizzazione del “Cunicolo del Miollis”. Il cunicolo prende il nome da un generale francese che pensò tale opera per permettere l’affaccio sulla valle, oltre al camminamento all’interno della roccia. Molto suggestivo.
Troviamo anche resti della civiltà romana: i ruderi della villa di Manlio Vopisco, devastata da una rovinosa inondazione avvenuta nel 106 , e un ninfeo appartenente a una villa distrutta da un’altra piena sulla sponda opposta alla villa di Volpisco, al quale si accede attraversando il cunicolo del Miollis.
Nel 1870 la villa passò allo Stato Italiano, continuando ad essere una delle mete privilegiate per turisti.
Durante la II Guerra Mondiale fu addirittura bombardata, insieme alla città di Tivoli: la villa fu progressivamente abbandonata diventando una sorta di discarica a cielo aperto.
Grazie all’intervento del FAI, nel 2002 la villa riprende vita, riaprendo ufficialmente le porte ai visitatori nel 2005, dopo un lungo lavoro di restauro, e istituendo il “Parco Villa Gregoriana”.
La mia visita
Inutile dire quanto io sia rimasta impressionata da questo spettacolo della Natura, anche se la mano dell’uomo è intervenuta a placare la furia devastante del fiume. Si è accompagnati per tutta la passeggiata dal rumore dell’acqua che scroscia, dove più potente dove più delicatamente, in un saliscendi di vialetti e scalinate, a volte ripide e scoscese, dove ogni arrampicata è una sorpresa.
Alzando gli occhi sulla parete rocciosa si notano le concrezioni calcaree formate da millenni di scorrimento dell’acqua, le tracce delle inondazioni, la scultura naturale, e resti di stalattiti. Vegetazione lussureggiante grazie al microclima caldo umido generato dalla valle e dall’acqua. Magnifico!
La grande cascata, visibile da tutto il parco, è parzialmente avvicinabile attraverso un camminamento apposito, dal quale si possono vedere anche i due canali laterali realizzati da Clemente Foschi. Il salto della cascata è pari a 108 metri.
Un ringraziamento sentito al FAI è d’obbligo, per averci restituito uno dei più bei posti che io abbia mai visitato in vita mia.
La visita inizia con una introduzione effettuata da un volontario FAI che spiega amorevolmente ciò che si sta per vedere, narrando anche leggende e miti legati al luogo, per poi lasciare il visitatore libero di scoprire le meraviglie nascoste nel bosco.
Consigli
Acqua al seguito, sufficiente anche una bottiglietta da riempire alle fontane che si trovano lungo il percorso; scarpe comode (ho visto donne in tacchi arrancare in malo modo e uomini in ciabatte da mare rischiare l’osso del collo). Bambini: è possibile, ma che non siano troppo piccoli; macchina fotografica ben carica, e uno spray repellente contro gli insetti (che non guasta mai).
È possibile fare dei picnic in apposite aree attrezzate, ma si prega vivamente di non abbandonare rifiuti e cartacce dove capita (ancora ci sono incivili che hanno questa deprecabile abitudine).
Si accede pagando un biglietto d’ingresso. Le tariffe variano secondo l’età, gruppi, eventi. Due gli ingressi al Parco Villa Gregoriana: uno dove sono situati i due templi della Sibilla e di Vesta, dove ci sono anche le aree ristoro, e l’altro, in Largo Sant’Angelo. Le somme raccolte vengono destinate alla manutenzione del parco Villa Gregoriana. Consiglio a tal proposito di consultare il sito ufficiale anche per informazioni su orari e giorni di apertura. Il parco Villa Gregoriana ha anche una pagina Facebook attraverso la quale seguirne la vita, gli eventi, e la manutenzione effettuata dai volontari.
Parco Villa Gregoriana
Largo Sant’Angelo – Tivoli (Roma)
Tel 0774 332650
E-mail [email protected]
Che spettacolo questo posto che non ho avuto modo di visitare! Profuma di passato e storie misteriose, luoghi affascinanti che mi fanno sognare
Che magnifico luogo, non lo conoscevo se non per sentito dire! Mi organizzo e vado a visitare il Parco Villa Gregoriana quanto prima, e complimenti al FAI!
Conosco a menadito il Parco Villa Gregoriana, l’ho visitato molte volte insieme a amici in visita a Roma, e tutti sono stati concordi nella meraviglia e nell’apprezzare l’opera del FAI, che anche io voglio ringraziare pubblicamente
Bellissimo il Parco Villa Gregoriana. Ne ho sentito spesso parlare ma non conoscevo molti dei dettagli che ho letto in questo post. Rilassante essere accompagnati dal dolce rumore dell’acqua….. a patto che non si abbia una certa “urgenza” 😀 Luogo da visitare, senza dubbio!!!
😀 Tranquilla, ci sono moltissimi punti di… ehm… il FAI li ha definiti SOS, sono delle casette in legno con servizi e colonnine SOS, appunto, oltre alle fontane per fare rifornimento di acqua!
WOW! Affascinante, misterioso e suggestivo allo stesso tempo! Rimango incantata dalla magnificenza di certi luoghi. Ovviamente mi piacerebbe visitare il Parco Villa Gregoriana che, ahimè, mi è noto solo per fama. Grazie per questo virtuale tour, estremamente culturale. :****
Non sono mai stata in questo posto stupendo, complimenti per le foto!
Tutti gli italiani dovrebbero essere grati al FAI per l’enorme impegno e dedizione che investono nella tutela del patrimonio artistico nazionale. Ho avuto modo di visitare il Parco Villa Gregoriana qualche tempo fa, e sono rimasto a bocca aperta per la bellezza e la forza che sprigiona
Dici bene: sprigiona forza, energia dell’acqua che scorre… una magia, unica!
Ho visitato anni fa questo posto bellissimo, ma vorrei dirti che come descrivi tu mentre si legge l’articolo si sente tutta la tua passione per la storia e l’arte… è un vero piacere leggerti! Non è solo un complimento ma una vera espressione di ammirazione!! BRAVA!
Grazie Teresa, troppo buona 🙂 Ci sarebbe stato molto altro da scrivere, ma ho ritenuto opportuno lasciare la scoperta a chi visiterà il parco.. rovinare le tante sorprese che il luogo riserva è un vero peccato!